Continua la mobilitazione per salvare il ricercatore iraniano accusato di spionaggio
Mobilitazione per richiedere la liberazione del ricercatore dell'Università del Piemonte Orientale a Novara Ahmadreza Djalali in carcere a Evin, in Iran, condannato a morte con l’accusa di spionaggio. L’appello della famiglia in Svezia:< è un ricercatore affermato e stimato non una spia. Chiediamo la liberazione>. Il partito democratico si è attivato anche con la senatrice Elena Ferrara, gli onorevoli Franca Biondelli e Giovanni Falcone. Ieri mattina una delegazione ha incontrato l'ambasciatore della Repubblica islamica dell'Iran a Roma, Jahanbakhsh Mozaffari.
L'incontro è stato richiesto perché si è appreso delle precarie condizioni di salute e del rischio di una condanna capitale.
Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato, insieme alla senatrice Ferrara, membro della stessa commissione, e all'onorevole Marietta Tidei, membro della Commissione Affari Esteri della Camera hanno confermato la stima di cui gode nella comunità scientifica internazionale e la forte preoccupazione con cui i cittadini di Novara, dove Djalali ha vissuto con la sua famiglia per alcuni anni, e l'ambiente accademico stanno seguendo la sua vicenda. La scorsa settimana è stata lanciata una petizione on line per chiedere l'immediata scarcerazione sottoscritta in pochi giorni da 65.000 persone. L'Ambasciatore Mozaffari si è impegnato a trasmettere al più presto ai parlamentari un aggiornamento non appena avrà ricevuto notizie da Teheran.